Il modus operandi era collaudato: ricognizione sulle piattaforme e-commerce; contatto telefonico con sms e whats-app e una volta cquisita la fiducia del venditore per rendere maggiormente credibile la bontà della proposta d'acquisto, gli indagati indicavano per lo scambio dell'orologio, la filiale della banca della vittima, dove sarebbe stato incassato l'assegno circolare. L'organizzazione aveva attivato utenze Voip con prefissi geografici 02,051,0742 da inserire nel motore di ricerca Google in maniera da farle apparire come numerazione degli istituti bancari che avevano emesso – in apparenza – i falsi assegni. In caso di contatti/verifica, rispondevano sedicenti impiegati dell'istituto di credito con il compito di rassicurare l'interlocutore sulla bonta' del titolo. Una volta definiti gli accordi veniva concordata l'ora e data dell'incontro al quale gli indagati partecipavano con falsi documenti di identita'. Conclusa la compravendita, entrati possesso degli orologi, gli indagati sparivano; solo dopo alcuni giorni la vittima si accorgeva della truffa, quando la banca gli comunicava che l'assegno era falso. L'attivita' criminosa del gruppo, avrebbe fruttato in pochi mesi circa 600mila euro. L'indagine e' stata complessa, ma alla fine, il rilevante quadro investigativo ha portato l'ufficio a richiedere e ottenere la misure cautelare per gli indagati. Gli uomini della polizia postale di Perugia, Roma e Campania, il reparto prevenzione crimine e la Polizia penitenziaria di Roma e Napoli hanno eseguito le perquisizioni disposte in carcere a Poggioreale; individuati 6 dei 7 destinatari del provvedimenti, mentre uno e' allo stato irreperibile. Fonte com abstract