«A sorpresa – ha sottolineato l'arcivescovo –, la prima patria su cui rifulge la luce non è la zelante Giudea, ma una terra che è crocevia e crogiolo di lingue, religioni e culture, contesto pluralista e complesso: quella Galilea delle genti nella quale, alla fine del Vangelo, il Risorto tornerà a dare appuntamento ai suoi... La Parola risuona in questa notte, in questa terra semi-pagana che siamo con le nostre ambiguità e contraddizioni: e già questa scelta di campo non contiene forse anche un'indicazione per il nostro essere Chiesa? È una Parola che, anzitutto, chiama a conversione, a riconoscere che c'è Qualcuno in cui riporre fiducia. Cambiare l'orientamento della vita è la porta d'entrata, la premessa e la condizione per capire tutto il resto...». Nel commentare il brano del Vangelo della domenica, mons. Maffeis ha parlato di «una Parola che attrae», perché «raggiunge nella cornice feriale, lambisce la riva di quel lago che, per dei pescatori, è fonte di sostentamento, mentre rappresenta anche minaccia e pericolo a causa della forza incontrollabile dell'acqua e del vento». Nei fratelli pescatori, Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni, traspare la fraternità della stessa Chiesa, ha evidenziato ancora l'arcivescovo dicendo: «la vita cristiana rimane impensabile senza questa dimensione. Fraternità. E che altro dev'essere la Chiesa?». Fonte com abstrac ALTRA NOTIZIA