Lunedì 28 Novembre 2022 17:23

La Relazione AUR: il 2022 contrassegnato da aumento dei prezzi energia. Aggravi 1,5 mld

(CIS) – Perugia nov. - L'andamento economico complessivo per la prima parte dell'anno – si rileva nella Relazione AUR - è sintetizzabile in una crescita del Pil regionale che, secondo Banca d'Italia, è allineata al dato nazionale e quantificabile intorno al 5,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Tuttavia, il 2022 è un anno contrassegnato anche dal forte rincaro dei prezzi dell'energia, che per l'intera economia umbra si tradurrà in un aggravio dei costi stimabile in oltre 1,5 miliardi di euro, con il rischio di incrementare ulteriormente il numero di famiglie in povertà relativa". A causa dell'inflazione, si calcolano per le famiglie umbre spese aggiuntive per 3700 euro annue, di cui oltre 1500 euro riferibili alle bollette energetiche. Sul fronte lavorativo, dopo un 2021 particolarmente performante con un'occupazione in ripresa molto più sostenuta che in Italia e disoccupati in calo, in controtendenza rispetto al resto del Paese, già dal primo trimestre del 2022 il mercato mostra una flessione degli occupati e un rialzo dei disoccupati, al contrario di quanto accaduto in Italia, Nord, Centro. La flessione dell'occupazione nel primo semestre 2022 (che ha portato tra aprile e giugno a una lieve perdita tendenziale rispetto all'anno precedente e ancor più marcata rispetto al 2019) ha investito pressoché tutti i settori, ad eccezione dell'Industria in senso stretto che continua, seppure con alti e bassi, la sua crescita per tassi più alti della media nazionale. In decremento, dopo un 2019 particolarmente vivace, le Costruzioni, anche se le ore lavorate nei primi otto mesi del 2022 sono aumentate di un quarto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.  segue

Di fatto, tutto il settore industriale sembra aver mostrato in Umbria un andamento anticiclico rispetto a quanto occorso in Italia e nelle ripartizioni, anticipandone cioè la ripresa già da fine 2020. l tutto – si evidenzia ancora nella Relazione -, mentre le forze di lavoro continuano il loro inarrestabile declino, figlio anche della perdurante erosione della fascia demografica in età lavorativa e della popolazione, in Umbria più che in Italia. Al progressivo calo della natalità degli ultimi anni, che aveva segnato un inasprimento dell'invecchiamento demografico, si aggiunge il problema del passaggio della generazione dei baby-boomers all'età anziana e, senza un congruo ricambio generazionale, si sta riducendo la coorte delle persone in età lavorativa, con evidenti conseguenze in termini di sostenibilità economica e sociale. In aggiunta, la crescita del deflusso dalla regione di giovani, in particolare laureati, non fa che peggiorare le prospettive demografiche oltreché depauperare il capitale umano del territorio. A fare da contraltare al quadro recessivo paventato a livello nazionale – si sottolinea -, contribuiscono gli interventi programmati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è in procinto di entrare nel vivo. Alle riforme e agli investimenti che coinvolgono l'intero Paese, che avranno inevitabili positive ricadute anche a livello locale, si affiancano le azioni specificamente pianificate su base territoriale, disegnate allo scopo di innalzare la competitività di sistema. Particolarmente importanti per aggredire alcune delle croniche fragilità dell'Umbria potranno essere gli interventi finalizzati al miglioramento della viabilità, alla diffusione della digitalizzazione tra le imprese, al potenziamento della capacità scientifica e tecnologica. Al di là delle conseguenze economiche immediate di tipo keynesiano derivanti dall'effettivo avvio degli investimenti, l'impatto più importante generato dal PNRR è rappresentato dall'insieme dei benefici a favore del sistema economico e sociale nel medio-lungo periodo, in termini di innalzamento della produttività, efficientamento dei servizi, potenziamento delle infrastrutture, miglioramento della qualità della vita. Fonte com abstract

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