La sua caratteristica primaria, appunto - continua la nota - , è la possibilità che successivamente alla prima valutazione del paziente e all'erogazione delle prime cure il medico presente nel MSA possa, in base alla gravità del quadro clinico, assistere il paziente durante il trasporto dal luogo dell'evento fino all'ospedale a bordo dell'ambulanza oppure riprendere attività del MSA, affidando il paziente alle cure dell'equipaggio dell'ambulanza infermieristica intervenuta. Con questo modello organizzativo la funzione del medico viene ottimizzata riservandola solo a quegli ambiti in cui la presenza risulta essere ancora oggi irrinunciabile come, ad esempio, la gestione avanzata delle vie aeree nei pazienti che si presentano coscienti e in respiro spontaneo e ai quali bisogna garantire precocemente una via aerea definitiva, incidente maggiore, maxi emergenza e terapie non inserite all'interno dei protocolli infermieristici. Tale modello organizzativo, quindi, oltre ad adattarsi alle drammatiche criticità numeriche del personale medico, vuol perseguire massimamente la sicurezza del paziente e l'appropriatezza degli interventi e si deve incardinare in una progressiva riorganizzazione di tutto il sistema, come peraltro è avvenuto e sta avvenendo in molte altre regioni d'Italia. Va, infine, considerato che le ambulanze con a bordo il personale infermieristico formato da anni con gli stessi specifici corsi su emergenza urgenza con cui vengono formati anche i medici, garantiscono uno standard elevato rispetto ad altre soluzioni con personale non sanitario. Nel caso specifico di Città della Pieve i tempi di intervento di notte dell'ambulanza infermieristica che interviene per prima, rimangono invariati, garantendo pertanto il primo approccio professionale comunque molto avanzato proprio in virtù degli aspetti formativi esposti. Fonte com abstract