Domenica 25 Settembre 2022 18:30

Con il Fai alla scoperta della Cantina Antinori e di casa Torre Campatelli (San Gemignano)


(CIS) – Perugia/San Geminiano set. – Grazie al Fai dell'Umbria, sabato un gruppo di perugini e non hanno potuto godere delle bellezze di casa-Torre Campatelli a San Gimignano, un simbolo dell'architettura medievale toscana, che dal 1990 e' tra le torri dichiarate patrimonio dell'Umanita' dall'Unesco. Per iniziativa del Fai e di Italpring Srl di Perugia, si e' potuto conoscere ed approfondire la storia delle torri di San Gimignano, in provincia di Siena, a circa 45 km dal capoluogo e a poca distanza da altre città turistiche, il borgo toscano sopra un colle circondata da mura. Il nome attuale del borgo risale al X secolo quando, secondo la leggenda, il vescovo Gimignano lo salvò dalle orde dei barbari, apparendo sulle mura della città. Uno dei suoi periodi più floridi è stato senza dubbio il Medioevo; essendo attraversata dalla Via Francigena, San Gimignano rappresentò uno dei punti di riferimento per l'economia della zona e, dopo essere divenuta un "libero comune", fu al centro delle lotte che videro scontrarsi tra loro Firenze e Siena. San Gimignano è conosciuta da tutti come "La città dalle belle torri", e nel 1990 l'UNESCO l'ha inserita nella lista dei Patrimoni dell'Umanità. Già nel XVI secolo il numero delle torri si era ridotto a 25. Prima di allora, il regolamento cittadino emanato nel 1255, impediva di erigere torri - si legge nei siti storici -  che superassero in altezza la più antica e alta dell'epoca: la torre Rognosa, ovvero la torre del Palazzo Comunale che raggiungeva i 51 metri. Le torri non sono ne' di avvistamento, ne' di difesa; vogliono solo dimostrare con la loro altezza la potenza e ricchezza della famiglie del tempo.  segue

San Gimignano, ne conta oggi solo 14 sopravvissute fino ai giorni nostri; tra queste spicca appunto quella dei Campatelli, una famiglia di imprenditori e proprietari terrieri fiorentini che da inizio Ottocento legò il suo nome a questa casa-torre di 28 metri all'interno vuota, eretta a metà del XII secolo, oggi la sola ad aver conservato il volume unico originario della costruzione. La famiglia acquistò l'intero complesso e ne fece una dimora alto-borghese giunta a noi intatta nell'aspetto e nell'atmosfera grazie a Lydia Campatelli, che nel 2005 lasciò la casa al FAI a condizione che fosse aperta al pubblico. E' stata restaurata e consolidata a spese del FAI e aperta al pubblico (con guide) come disposto. La dimora è ricchissima di spunti narrativi che spaziano dalla storia della città medievale alla ricostruzione delle vicende di una famiglia altolocata; al piano nobile, arredato con oggetti originali integrati con dettaglio, si entra nella quotidianità dei padroni di casa: fotografie, memorie private, oggetti d'arte, mobili, e collezioni tra cui spiccano le ceramiche di Montelupo e i quadri di Guido Peyron, pittore fiorentino di fama, zio della donatrice. Oggi al piano ultimo, c'e' anche una sala per assistere al video sul complesso e sulla storia della casa-Torre Campatelli. La giornata si era aperta pero' con un'altra importante visita: alle cantine Antinori Chianti classico, una tenuta a Bargino dove la Famiglia Antinori ha la sua produzione vinicola e il "cuore" delle attivita'. Una cantina realizzata a 25 meri sotto una collina, inserita nel verde delle coltivazioni d'uva, con tanto di ristorante (il Rinuccio 1180; sul tetto dove c'e' coltivazione d'uva con irrigazione automatica .ndr-) che ha accolto i partecipanti alla visita e tanti altri italiani e stranieri venuti a godere delle eccellenze eno-gastronomiche prodotte dai marchesi Antinori, da 26 generazioni, una famiglia che ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte innovative e coraggiose ma sempre mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni e per il territorio.

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