Il primo è l'accumulo, a livello della parete posteriore del collo e del dorso (ma anche in altri distretti), di enormi quantità di tessuto fibro-adiposo, che impediscono i movimenti e provocano alterazioni morfologiche del profilo del corpo, difficilmente nascondibili. Il secondo riguarda una marcata atrofia di tutto il tessuto muscolare e dei tessuti fibro-adiposi per cui gli arti diventano ipotrofici con il plesso venoso superficializzato. Soprattutto il viso appare profondamente scavato, con guance infossate e pelle tesa: segni che favoriscono l'identificazione della persona come malato di Aids, con la possibile emarginazione sociale, nonostante le cure. Presso le strutture ospedaliere della Usl Umbria 1, questi pazienti, oltre che essere sottoposti, spesso con tecnologie ultrasoniche, ad asportazione delle zone di accumulo, nei casi di atrofie, vanno incontro a complessi interventi di trasferimento di tessuti da una zona e l'altra del loro corpo, per ripristinare – conclude la nota - la loro normale morfologia, non certo a scopo estetico, ma con l'unico fine di non essere discriminati come affetti da Aids e di avere un generale profondo miglioramento della loro qualità di vita. Il dottor Marino Cordellini, direttore della struttura complessa di chirurgia ricostruttiva della Usl Umbria 1, ringrazia in particolar modo tutto il personale, medico e non solo, che, con grande dedizione, si occupa ogni giorno di questi pazienti, in un contesto sanitario e assistenziale estremamente delicato. Fonte com abstract