"L'esperienza in Kosovo - racconta Luca Uccellani, direttore della Caritas diocesana di Gubbio, come si legge in una nota - è nata come espressione delle Caritas delle Chiese umbre. Poi questa realtà ha assunto una fisionomia giuridica propria e ha iniziato un percorso di autosostenibilità economica. Un cammino difficile e lungo ma che sta crescendo. Le diocesi umbre non si sono tirate indietro e resta il sostegno soprattutto da parte di alcune di esse". Dopo i primi anni di accoglienza nell'emergenza e di assistenza alle prime necessità della popolazione - come cibo e vestiario, ricostruire le abitazioni, scavare pozzi per l'acqua e altro del genere - i volontari italiani hanno cominciato a pensare al futuro dei tanti bambini e ragazzi accolti nella casa (in questo momento sono una quindicina, circa 400 in oltre vent'anni). Sono nate così le prime attività economiche, come l'azienda agricola e gli allevamenti di animali, seguiti dalla panetteria e dalla macelleria, con prodotti sia per soddisfare i fabbisogni interni, sia da destinare alla vendita. "Il fatto che avessimo accolto dei bambini, che poi nel frattempo erano cresciuti - spiega ancora Uccellani -, ci ha spinto anche a operare sul versante della formazione e dell'inserimento lavorativo. Quindi sono nate le esperienze della cooperativa e dell'azienda agricola, le stalle, il laboratorio di panetteria e pasticceria, la macelleria e da ultimo il caseificio". Nel 2018, intorno a una tazzina di caffè all'ombra del Vesuvio, ecco arrivare la nuova "sfida". Giuseppe e Antonio Beneduce ascoltano i racconti di alcuni militari dell'Arma che stanno prestando servizio in Kosovo e cominciano così a interessarsi alla realtà di "Casa Umbra" a Leskoc. Coinvolgono anche le giovani generazioni dell'azienda di famiglia, Alessandra e Daniele, e iniziano tutti insieme a progettare la nascita di un piccolo caseificio nella regione balcanica. Un primo sopralluogo nel distretto di Klina serve ai Beneduce per compiere un'analisi preliminare della situazione, indispensabile per definire l'acquisto dei macchinari, tutti a carico dell'azienda campana, il posizionamento degli impianti, e soprattutto per testare il latte proveniente dall'allevamento della casa, in tutte le sue fasi di trasformazione. L'anno successivo - continua la nota - , nel marzo 2019, due giovani kosovari arrivano in Italia, ospiti dell'azienda casearia napoletana che provvede alla loro formazione perché potessero rendere realizzabile il progetto. La pandemia ci mette o lo zampino ma non riesce a fermare il progetto solidale. Nel maggio 2021, mentre il mondo continua a lottare contro il Covid, in Kosovo i tecnici del caseificio "Beneduce" fanno gli ultimi controlli sugli impianti e sulle attrezzature di "Casa Umbra".E a settembre 2021, l'inaugurazione, con il taglio del nastro in collegamento video tra il caseificio "Fratelli Beneduce" di Sant'Anastasia e il nuovo caseificio di Leskoc in Kosovo, assieme ai tanti che hanno permesso questa bella storia di amicizia e solidarieta', lavoro. In Italia, oltre alla famiglia Beneduce, c'è Massimo Mazzali - il primo "custode" della casa Caritas -, ci sono numerosi militari dell'Arma dei carabinieri. Ci sono le autorità civili del territorio vesuviano, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, e di Gubbio, Luca Uccellani, insieme ai progettisti umbri che hanno contribuito alla realizzazione della casa di Leskoc, inaugurata nel 2014. All'altro capo del collegamento, in diretta da Leskoc, ci sono il vice ambasciatore italiano in Kosovo, Ugo Ferrero, i vertici delle forze militari di pace italiane che sono operative in zona e le autorità civili kosovare. abstract fonte com di Daniele Morini