2. Delineata in questo modo, la fraternità con il suo metodo e il suo obiettivo, può concorrere al rinnovamento di principi che presiedono la vita internazionale o essere in grado di fare emergere le necessarie linee per affrontare le nuove sfide e condurre la pluralità di attori che opera a livello mondiale a dare risposte alle esigenze della famiglia umana. Si tratta di attori la cui responsabilità in termini politici e di soluzioni condivise risulta determinante specialmente quando si è di fronte alla realtà della guerra, della fame, del sottosviluppo, della distruzione della casa comune e delle sue conseguenze. Attori consapevoli di come la globalizzazione di fronte ai problemi effettivi e alle soluzioni necessarie, abbia espresso, anche di recente, solo aspetti negativi. Per esprimere questa verità, il Papa utilizza l'esperienza della pandemia «che ha messo in luce le nostre false sicurezze» (FT, 7), richiamando la necessità di un'azione in grado di dare risposte e non solo di analizzare i fatti. Quest'azione è ancora carente e forse rimarrà tale anche di fronte ai traguardi che la ricerca e la scienza raggiungono ogni giorno. È carente perché «è apparsa evidente l'incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti» (Ibid.). Quello che si riscontra nel contemporaneo scenario internazionale è l'aperta contraddizione tra il bene comune e l'attitudine a dare priorità all'interesse degli Stati, e addirittura di singoli Stati, nella convinzione che possano esistere "zone senza controllo" o sia valida la logica che quanto non proibito è permesso. Il risultato è che «la moltitudine degli abbandonati resta in balia dell'eventuale buona volontà di alcuni» (FT, 165). L'esatto contrario della fraternità che, invece, introduce all'idea degli interessi generali, quelli capaci di costituire una vera solidarietà e modificare non solo la struttura della Comunità internazionale, ma anche la dinamica della relazione al suo interno. Infatti, accolta la supremazia di tali interessi generali, la sovranità e l'indipendenza di ogni Stato finiscono di essere un assoluto e vanno sottoposte alla «sovranità del diritto sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l'ideale della fraternità universale» (FT, 173). Questo processo non è automatico ma domanda «coraggio e generosità per stabilire liberamente determinati obiettivi comuni e assicurare l'adempimento in tutto il mondo di alcune norme essenziali» (FT, 174). Nella prospettiva di Francesco la fraternità diventa pertanto il modo per far prevalere gli impegni sottoscritti secondo l'antico adagio pacta sunt servanda, per rispettare effettivamente la volontà legittimamente manifestata, per risolvere le controversie mediante i mezzi offerti dalla diplomazia, dal negoziato, dalle Istituzioni multilaterali e dal più ampio desiderio di realizzare «un bene comune realmente universale e la tutela degli Stati più deboli» (Ibid.). Non manca, in proposito, il riferimento ad un tema costante dell'insegnamento sociale della Chiesa, quello del "governo" – la governance, come oggi è d'uso dire – della Comunità internazionale, dei suoi membri e delle sue Istituzioni. Papa Francesco, in coerenza con tutti i Suoi Predecessori, sostiene la necessità di una «forma di autorità mondiale regolata dal diritto», ma questo non significa «pensare a un'autorità personale» (FT, 172). All'accentramento di poteri, la fraternità sostituisce una funzionalità collegiale – qui non è estranea la visione "sinodale" applicata al governo della Chiesa, che è propria di Francesco – determinata da «organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali» (Ibid.). 3. Operare nella realtà internazionale mediante la cultura della fraternità, domanda di acquisire un metodo e un obiettivo capaci di sostituire quei paradigmi non più in grado di cogliere le sfide e i bisogni che si presentano nel cammino che la Comunità internazionale percorre, certo con fatica e contraddizioni. Non mancano, infatti, marcate preoccupazioni per la volontà di svuotare la ragione e il contenuto del multilateralismo, quanto mai necessario in una società mondiale che vive la frammentazione delle idee e delle decisioni, quale espressione di un post-globale che avanza. Una volontà frutto di un approccio esclusivamente pragmatico, che dimentica non solo principi e regole, ma le molteplici grida di aiuto che ormai appaiono sempre più costanti e complesse e perciò capaci anche di compromettere la stabilità internazionale. Ed ecco le contrapposizioni e gli scontri degenerare in guerre che, per la complessità delle cause che le determinano, sono destinate a protrarsi nel tempo senza immediate e praticabili soluzioni. Invocare la pace serve a poco. Papa Francesco ci dice che «c'è un grande bisogno di negoziare e così sviluppare percorsi concreti per la pace. Tuttavia, i processi effettivi di una pace duratura sono anzitutto trasformazioni artigianali operate dai popoli, in cui ogni persona può essere un fermento efficace con il suo stile di vita quotidiana. Le grandi trasformazioni non si costruiscono alla scrivania o nello studio» (FT, 231). ALTRO SERVIZIO IN PAGINA Fonte com SCV