D'altra parte, un altro intellettuale toscano e biografo di Francesco, Giulio Salvadori, invita proprio a vivere "l'ora presente" perché "svegliati dagli urti della realtà" ci muoviamo, come credenti, non per ambizione di novità o per riformare il mondo, ma per "riformare noi stessi"». «Ecco allora che in questa prospettiva evangelica – evidenzia il presidente della Cei –, in un periodo in cui la Chiesa viene raccontata e interpretata soltanto attraverso le categorie della "crisi" e dello "scandalo", l'attualità di san Francesco rappresenta un esempio di vita concreta. Due parole tra quelle di Campana citate all'inizio - e tra le tantissime che si potrebbero evidenziare - meritano di essere meditate a lungo: la "rinuncia" e la "fede". La rinuncia "semplice e dolce" di Francesco rappresenta, in realtà, per l'uomo di ogni tempo qualcosa di sconvolgente e scandaloso. Rinunciare a tutto, abbandonare i beni terreni, dimenticarsi della carriera e dei successi mondani per intraprendere una "vita nuova", come scrisse Giuliano Agresti, e trovarsi poi alla fine della vita "nudo sulla nuda terra", rappresenta ancora oggi qualcosa di indicibile. Quanti uomini e donne, oggi, sono disposti a scegliere questa vita decidendo di abbandonare ogni sicurezza per sposare Sorella Povertà? E poi la "fede" che è, sostanzialmente, la risposta attuale alle domande di ogni tempo». Eresia e salvezza della Chiesa. «La fede che in Francesco si fa anche magnifica obbedienza, e che segna un crocevia fondamentale tra l'eresia e la salvezza della Chiesa. Uno degli snodi decisivi della vita del Poverello di Assisi, ancora oggi estremamente attuale, è il rapporto che si viene a configurare con papa Innocenzo III, a cui Francesco chiede il "permesso" di vivere il Vangelo. Francesco non esige, né sale in cattedra, ma chiede con umiltà. È la cosiddetta "grazia delle origini" francescane. Quella di Francesco è la fede semplice di un cristiano che salva la Chiesa e la riforma interiormente. Egli conosce benissimo i peccati degli uomini di Chiesa, ma ama profondamente la Sposa di Cristo, fino a donare tutto sé stesso. Nei suoi gesti e nelle sue parole non c'è superbia e arroganza, non ci sono inganni o secondi fini, non c'è desiderio di potere o ideologia, ma c'è solo carità e amore. Anche da questa purezza del cuore, oggi come ieri, si riconosce l'opera di Dio nelle azioni degli uomini». «Dopo la visita di Papa Bergoglio ad Assisi il 3 ottobre, andremo incontro – scrive – a un lungo periodo, tra il 2021 e il 2026, di commemorazioni francescane: 800 anni dall'approvazione della Regola non bollata, dalla stesura del Cantico delle creature, dalle stimmate e della morte di Francesco. Un periodo di riflessioni, celebrazioni e di convegni. Ma soprattutto, un periodo di preghiera per la Chiesa, l'Italia e il mondo intero». Fare della fede la vita. «Giorgio La Pira, un terziario francescano, diceva che bisognava "fare della fede la vita". L'uomo moderno – conclude il cardinale Bassetti – è invece un idolatra di sé stesso, affamato di potere e denaro. Una fame che può essere saziata soltanto con l'unico pane della vita: la Parola di Dio. Per questo motivo, occorre andare incontro al mondo come il Poverello di Assisi: con in volto la gioia e l'amore disarmante di Gesù. Anche nei piccoli gesti quotidiani, infatti, si può cogliere la straordinaria attualità di Francesco». Fonte com