Mercoledì 19 Febbraio 2020 13:53

Coronavirus: morti oltre 2000 in Cina, ma guarigioni superano nuovi casi. Ricercatrice Spallanzani, noi siamo allenati all'emergenzza (fonte Dire)

(CIS) - Roma feb. - - "Noi abbiamo un allenamento costante a fronteggiare l'emergenza. Siamo come una molla che si carica e lavora per essere carica, per poi essere rilasciata quando serve. Questo vuol dire che facciamo un continuo monitoraggio di quello che accade nel mondo e quando ci sono avvisaglie di qualcosa che sta venendo fuori, mettiamo in campo le nostre conoscenze, competenze e la nostra esperienza in ambito nazionale e internazionale". Lo ha detto la direttrice del laboratorio di virologia dell'Istituto nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Maria Rosa Capobianchi, intervistata dall'agenzia Dire. Capobianchi, fa parte del team di donne, composto da Concetta Castilletti e Francesca Colavita, che hannoisolato il nuovo Coronavirus in Italia. "A gennaio - ha raccontato la direttrice del laboratorio dello Spallanzani - e' venuto fuori che forse c'era qualcosa di preoccupante, cioe' un cluster di polmoniti. E gli scienziati cinesi, devo dire a tempo di record, hanno scoperto l'agente, ne hanno pubblicato la sequenza con trasparenza e tempi migliori rispetto a quelli che hanno caratterizzato la risposta alla SARS. Una volta pubblicata la sequenza, tutti i laboratori di punta si sono organizzati per cercare di mettere a punto i metodi, tra cui anche noi. Subito dopo l'Oms ha pubblicato un protocollo diagnostico e lo abbiamo adottato sui primi pazienti che arrivavano con sospetto all'Istituto. La prima diagnosi l'abbiamo fatta il 29 gennaio, quando sono arrivati i due turisti cinesi, e non nascondo che ci sono stati attimi di trepidazione: eravamo ad un'attivita' di formazione e divulgazione interna per un aggiornamento e ricordo che i vari laboratoristi si scambiavano cenni dicendo 'il test e' in corso!'.  segue

 

Poi punto e' venuto fuori che era positivo". A quel punto, ha raccontato Capobianchi, "ci siamo immediatamente attivati per mettere in piedi l'isolamento virale. Non e' una pratica comune ma, quando ci sono virus, bisogna avere il virus. La sequenza e' stata resa disponibile fin dal 10 gennaio e quello e' un dato importante, come la carta d'identita', perche' si puo' usare per capire come confezionare il vestito a quel ricercato, ma non si puo' usare per capire le caratteristiche biologiche". Ma non basta neppure isolare il virus, perche' "quando c'e' un adattamento del virus ad una nuova nicchia ecologica, in questo caso l'uomo- ha spiegato la ricercatrice- e' importante capire qual e' la variabilita', quindi bisogna confrontarsi tra i vari laboratori per capire se l'agente che stiamo guardando si modifica, perche' poi dobbiamo adattare i metodi diagnostici e capire qual e' il suo potenziale. È importante allora che nelle prime fasi piu' laboratori facciano piu' sequenze e isolamenti - ha concluso la studiosa e ricercatrice - e che si mettano in comune in banche dati. Noi lo abbiamo inserito gia' in tre circuiti". La prof. Capobianchi ha anche riferito che "ieri abbiamo consegnato un lavoro che descrive la sequenza dell'intero genoma del virus e l'abbiamo determinata paragonandola alle altre sequenze. fonte com abstract 

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