Martedì 05 Novembre 2019 13:58

Querele temerarie contro giornalisti: Ricci (ONG) Report dimostra origine intimidatoria

(CIS) – Perugia nov. - Dati ufficiali suscitano allarme: in Italia sono migliaia le querele temerarie contro i giornalisti. Molte finiscono nel nulla, ma intanto hanno prodotto l'effetto di intimidire il cronista presunto colpevole. Le Querele temerarie – lo si intuisce - vengono utilizzate da chi, notificando una (insussistente) lesione della propria reputazione, e facendo leva sul diritto alla tutela della reputazione, sporge querela, o minaccia di farlo, al solo scopo di intimidire il giornalista. Inizia cosi' una nota che Gianfranco Ricci, consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti ha inviato ai colleghi e ai media. "Nell'attesa che il legislatore, con drastici interventi, ponga fine non solo all'assurdità delle querele temerarie, ma anche alla pena detentiva per i giornalisti, l'Associazione 'Ossigeno per l'informazione'', sostenuta economicamente, dagli enti di categoria (naturalmente compreso l'Ordine), ha presentato uno studio sulle azioni condotte contro chi fa informazione in modo professionale. Il report, illustrato a palazzo Madama dal segretario di 'Osssigeno'' Giuseppe Mennella, è costruito in base ai report dell'Istat, conferma che la stragrande maggioranza delle denunce sporte per articoli di stampa ha un'origine sostanzialmente intimidatoria. Ecco i dati: ''Nel 2016 sono andate in decisione 9039 querele: le archiviazioni sono state 6317, pari al 69,88 per cento. L'azione penale è iniziata in 2722 casi, pari al 30, 12 per cento. I condannati con sentenza irrevocabile sono stati 287. Le condanne a pene detentive sono state 38. 234 le multe. Questi numeri – spiega Ricci - testimoniano che più dei due terzi delle querele sono del tutto infondate; perchè il giudizio per accertare la responsabilità del cronista va avanti solo nella misura inferiore al 10 Eppure continua purtroppo ad essere crescente la querela facile perché non costa nulla, ma può sortire l'effetto intimidatorio che il presunto offeso spera di ottenere per mettere a tacere il cronista fastidioso. segue

Dilaga, insomma, l' attacco alla professione, un attacco che deve far riflettere tutte le istituzioni. Il Parlamento, sollecitato anche dall'Ordine nazionale dei giornalisti, ha cominciato ad occuparsi del problema. "All'esame delle Camere – come rilevato da Carlo Verna, presidente dell'Ordine nazionale, prosegue la nota di Ricci – c'è una legge, doverosa, che introdurrebbe deterrenze contro le querele temerarie, ma che incredibilmente annaspa. La reclamiamo con tutta la forza possibile''. Il disegno depositato in Parlamento prevede: ''Se il giudice accerta che una querela per diffamazione ha una chiara infondatezza, e dunque serve solo per tappare la bocca al cronista, il querelante può essere condannato a pagare almeno la metà della cifra richiesta come risarcimento''. In altri paesi europei la legge, per arginare il fenomeno intimidatorio, impone il versamento di una cauzione da parte di chi presenta deposita una querela, cifra che serve a risarcire il querelato in caso di assoluzione. Sul tavolo, del dibattito' c'è altresì la battaglia arrivata ora dinanzi alla Corte Costituzionale sull'illegittimità della pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa. I vertici nazionali dell'Ordine hanno analizzato tutti questi temi anche col ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e col Sottosegretario all'Editoria Andrea Martella. E fra le pieghe di una discussione, non proprio secondaria, che è politica e ordinistica al contempo, s'è inserito pure l' impegno – conclude la nota di Gianfranco Ricci - al quale teniamo molto, contro la cultura dell'odio, da condurre insieme con l'avvocatura italiana: è ormai pronto alla sottoscrizione il protocollo di intesa con il Consiglio nazionale forense". Fonte com abstract

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