Per l'Inpg - continua Ricci nel sul suo articolo ai colleghi - il discorso è diverso, ma senza dubbio straordinariamente importante: il vistoso calo dei giornalisti che con i versamenti mensili, contribuiscono a sostenere la cassa dell'Istituto, ha determinato crescenti crisi di bilancio annuale. Dureranno i fondi? Quanti anni potranno durare? La minaccia che si prospetta non richiede più dettagliate e amare riflessioni. Come si sa di recente c'è stato un reiterato annuncio del Governo a presentare un emendamento che, per garantire un futuro all'Istituto di previdenza, deve prevedere l'ampliamento della platea contributiva, con l'inserimento dei comunicatori, così' numerosi e diffuso nell'era della comunicazione telematica.L'emendamento – è noto – è stato intercettato proprio nel momento in cui poteva essere approvato. Ma ora sembra che possa essere riproposto in termini forse meno discutibili. Se davvero fosse, sarebbe fondamentale per la più serena sopravvivenza di un Organismo importantissimo per la tranquillità non solo di chi è in pensione, ma anche, e soprattutto, per il sereno conto alla rovescia di chi, su più fronti, lavora in attesa di un domani più tutelato. L'ipotesi di porte aperte dell'Inpg ai comunicatori ha, per la verità, suscitato perplessità anche fra gli iscritti all'Ordine, allarmati dal sospetto che i diritti dei nuovi ingressi non fossero bilanciati dai doveri (preventivi e in corso d'opera) che competono a chi è inserito negli Albi dell'Ordine. Timore comprensibile, ma subito azzerato non solo dalle fonti parlamentari, ma anche dai vertici dell'Ordine: ''L'eventuale ingresso laterale nell'Inpg non implica automaticamente l'iscrizione nell'Ordine''. Iscrizione che, eventualmente, potrebbe maturare, su richiesta, soltanto in un secondo momento, dopo aver percorso l'itinerario imposto dalla legge a qualsiasi giornalista, vincolato, una volta conquistato il ''tesserino'', al rispetto dei princìpi deontologici e agli obblighi della Formazione continua. GR