Venerdì 21 Settembre 2018 12:46

Rapporto Carits su Povertà. parti Relazione prof. Grasselli

(CIS) - Perugia set. - Sul fronte abitativo nel 2017 prevale la categoria di quelli che abitano in casa in affitto da privati (65,7%), seguita a distanza da coloro che vivono in casa in affitto da ente pubblico (9,6%). Rimane immutato il numero, peraltro elevato (60 utenti, pari al 5,9% del totale), di coloro che si dichiarano privi di abitazione. La distinzione per cittadinanza mostra il miglior posizionamento degli italiani sia sul fronte della casa in proprietà che di quella in affitto da ente pubblico, di contro a una massiccia dipendenza degli stranieri dalla casa in affitto da privati. In ogni caso i dati disponibili confermano l'elevato disagio abitativo che colpisce l'utenza Caritas. Alla difficoltà di ottenere un accesso all'abitazione a costi ragionevoli si affiancano la netta insufficienza dell'offerta di case popolari (a canone sociale), e in generale la presenza di gravi problematiche nella situazione abitativa (tra cui cattive condizioni dell'abitazione, sovraffollamento, sospensione delle utenze, sfratto, ...). Per quanto riguarda il livello di istruzione degli utenti del Cdad, il 36,5% dei casi dichiarati comprende fino alla licenza media inferiore inclusa, con un netto aumento rispetto ai due anni precedenti. Registrano un aumento significativo anche il diploma professionale e la licenza media superiore. Sono modestissime le aliquote del diploma universitario e della laurea (anche questa in aumento: dall'1,2 al 2,1%).segue

Tenendo conto dell'elevata quota di utenti con titolo di studio fino alla licenza media inferiore compresa, e dell'alta incidenza dei casi non specificati (36,8%), può essere richiamata la corrispondenza tra povertà e bassi livelli di istruzione. Non risultano differenze di rilievo nell'incidenza delle varie tipologie tra italiani e stranieri. Il peso elevato dei bassi livelli di scolarizzazione che risultano dai dati raccolti, richiama il fenomeno della povertà educativa, collegata all'abbandono precoce del percorso scolastico, dipendente in primo luogo dalle caratteristiche della famiglia di riferimento, tra cui soprattutto la provenienza straniera. E tutto ciò non è certo premessa di buone prospettive sul fronte occupazionale. Professione... la gravità della disoccupazione giovanile. Sotto il profilo professionale, nel 2017 prevale nettamente tra gli utenti la condizione di disoccupato in cerca di prima/nuova occupazione (64,5%). Seguono quella di occupato (13,3%) e quella di pensionato (5,7%). Tra gli stranieri si registra la maggior rilevanza, assoluta e relativa di occupati e soprattutto di disoccupati, e invece, per gli italiani, di inabili al lavoro e di pensionati. Come mostra la rilevazione dei bisogni degli utenti Caritas, distinguendo per classe di età, la denuncia del bisogno di lavoro concerne quasi l'80% dei giovani e degli adulti. Il dato Caritas conferma la gravità della disoccupazione giovanile, classe 15-24 anni, e dei cosiddetti "giovani adulti", classe 25-34 anni. Al riguardo, si ricordano le iniziative che la Chiesa, e specificamente le Caritas diocesane, inclusa la Caritas di Perugia, adotta per fronteggiare il disagio occupazionale di molti giovani (e non solo), dagli sportelli di orientamento/consulenza lavoro, alle azioni di formazione e/o riqualificazione professionale, fino alla promozione di borse lavoro e stage. I bisogni degli utenti Caritas. Nel triennio 2015-2017 le macrovoci di bisogno riguardano, nell'ordine, problemi di occupazione/lavoro, economici/di povertà e abitativi. Nel 2017 i problemi abitativi pesano per il 23,7%, quelli di lavoro per il 75,5%, quelli economici per il 71,5%. Nel triennio cresce fortemente il problema abitativo e si riduce l'iniziale prevalenza dei problemi di lavoro su quelli economici. Seguono, nell'ordine, i problemi familiari, e quelli legati all'immigrazione, anch'essi con un aumento molto forte nel triennio, quindi i problemi di salute, anch'essi in espansione. Una quota molto modesta riguarda infine dipendenze e detenzione/giustizia. Distinguendo gli utenti per cittadinanza, si osserva per gli italiani una maggiore frequenza nell'avvertire i problemi economici, abitativi, familiari e di salute, nonché di detenzione e "dipendenza". Gli stranieri invece esprimono maggiormente i problemi di lavoro, e ovviamente quelli legati all'immigrazione. Se si tiene conto della classe di età degli utenti, la problematica del lavoro risulta incidere in maniera forte tra i giovani (77,6%) e negli adulti (79,6%). I bisogni legati alle difficoltà economiche aumentano invece al crescere dell'età degli utenti, passando dal 64,2% dei giovani all'86,0% degli anziani. Ma occorre un welfare più efficace e una cittadinanza più sensibile alle criticità sociali. Tra gli interventi realizzati dalla Caritas diocesana per fronteggiare i bisogni e le richieste degli utenti, si segnala l'espansione rilevata nel triennio 2015-2017 dei servizi di alloggio, dei servizi e beni materiali, delle consulenze professionali, della sanità. Tutto questo, insieme all'aumento significativo dell'attività di ascolto (+18,7% nel 2017), riflette la suddetta crescente complessità e multidimensionalità delle situazioni che gli utenti sottopongono all'attenzione degli operatori Caritas. «L'analisi dei bisogni compiuta in questo Terzo Rapporto – ha evidenziato durante la presentazione il prof. Grasselli – conferma l'importanza di un'offerta articolata ed appropriata di servizi, e in primo luogo di servizi pubblici, collegati in un'efficace rete territoriale, curandone dotazione, accesso e fruibilità. Tale esigenza è venuta alla ribalta con l'introduzione del Reddito di inclusione (REI), che prevede, tra l'altro, che gli Enti locali possano potenziare la loro dotazione di operatori. Per la migliore attuazione del REI, oltre ad un sostanziale aumento delle risorse monetarie, s'impone il rafforzamento dei servizi pubblici territoriali, e si raccomanda il coinvolgimento della comunità, più sensibile alle criticità sociali: per questo è opportuno che la Regione Umbria discuta con gli Ambiti territoriali, con gli operatori e con la cittadinanza le possibili e più auspicabili forme di cooperazione e collaborazione». Fonte com R. L. /

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