Diminuisce il numero delle non forze di lavoro – con un tasso di inattività pari al 30% - ed in particolare - precisa la nota regionale - di coloro che cercano lavoro non attivamente (7.000, -3.000) e coloro che non cercano lavoro ma si dichiarano disponibili a lavorare (9.000, -9.000) mentre aumenta sensibilmente il numero dei non disponibili a lavorare (145.000, +10.000). Diminuisce pertanto di ben 10.000 unità tra gli inattivi il numero delle "forze di lavoro potenziali" che comunemente viene identificato come la disoccupazione scoraggiata presente nel territorio (ora 20.000); sommando tali soggetti alle persone in cerca di lavoro si ha un numero di lavoratori non occupati e "potenzialmente impiegabili" – target oggetto delle misure di politiche attive del lavoro - pari a 55.000 unità ben 17.000 in meno del corrispondente periodo del 2017, con la loro incidenza (13,3%) che in un anno è scesa di ben 3,6 punti e risulta nettamente più contenuta della media del Centro (15,7%) e nazionale (19,8%) ed è di soli 2,3 punti superiore a quella del Nord (11%). La crescita dell'occupazione - secondo i dati - ha interessato più gli uomini (200.000, +4.000) che le donne (158.000, +2.000) mentre il numero delle persone in cerca di occupazione è diminuito per entrambi in egual misura (gli uomini sono 17.000, -3.000; le donne sono 18.000, -6.000). La condizione occupazionale degli uomini umbri nel contesto nazionale risulta migliore rispetto a quella delle donne. Il tasso di occupazione maschile (71,7%), fortemente aumentato nell'ultimo trimestre (+1,5 punti), infatti supera di circa un punto la media del Centro (70,8%, +1,1) e il tasso di disoccupazione (8%) - calato di ben 1,3 punti - risulta inferiore alla media del centro di oltre un punto (9,2%); di contro il tasso di occupazione femminile (55,6%), nonostante l'incremento (+0,6 punti) continua ad essere di oltre un punto più contenuto del Centro (56,8%, -0,3 punti) e il tasso di disoccupazione (10,2%), calato di quasi 2 punti, eguaglia la media del centro risulta ora ben al di sotto di quella nazionale (11,8%) così come avviene per gli uomini (9,8%). Ancor più ampia la flessione dei potenzialmente impiegabili che calano di 7.000 unità nella componente maschile (23.000) e di 9.000 unità in quella femminile (32.000); l'incidenza di questo target oggetto delle politiche del lavoro è così scesa al 10,4% per gli uomini (-3 punti) e al 16,7% per le donne (-4,2 punti) e in entrambi i casi risulta nettamente inferiore alla media nazionale (rispettivamente 16,5% e 23,9%) e a quella del centro (13,5% e 18,2%). "I dati stimati, sempre da prendere con le molle, sia quando sono positivi sia quando risultano negative - dichiara il vice presidente con delega al lavoro, Fabio Paparelli - segnano tuttavia una linea di tendenza che con il programma di politiche del lavoro Umbria Attiva, disponibile a partire dal 24 settembre, dobbiamo consolidare. Il patto per il lavoro, crescita e lo sviluppo che stiamo costruendo con le parti sociali, segnerà il solco su cui incardinare una nuova fase di sviluppo dell'Umbria, innovativa e compatibile". fonte com