Ogni discepolo, infatti, vive nel luogo in cui si trova e, qui, svolge la propria missione ed incontra il Signore. Un posto vale l'altro, l'importante è essere e vivere da veri discepoli ovunque ci troviamo. Con il Vangelo di oggi, pertanto, il Signore ci chiede: che senso volete dare alla vostra vita? Quanto volete impegnare la vostra esistenza al servizio di Dio e dei fratelli? Desiderate una vita nuova o volete continuare la solita routine?». Il cardinale si è poi soffermato sul messaggio che papa Francesco ha rivolto ai partecipanti di questa 104a Giornata Mondiale, richiamando il passaggio iniziale in cui il Santo Padre ricorda «il passo del libro del Levitico: "Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto". In questo modo, ogni volta che un "forestiero" bussa alla nostra porta – ha sottolineato Bassetti –, ci offre un'occasione di incontro con Gesù, il quale si identifica con il fratello accolto e, soprattutto, con quello rifiutato. Il Signore affida all'amore materno ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore». La responsabilità della Chiesa condivisa per rispondere alle sfide delle emigrazioni. «Tale sollecitudine – ha detto il cardinale – deve esprimersi in ogni tappa dell'esperienza migratoria dalla partenza all'arrivo, fino al ritorno nel paese d'origine, nella speranza che tutti possano un giorno tornare nelle proprie case. Questa è una responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e con tutti gli uomini di buona volontà, chiamati a rispondere alle numerosissime sfide poste dalle emigrazioni con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, sempre secondo le nostre possibilità». Fare il possibile per integrarci. «Pertanto, ogni fratello o sorella che ci chiede aiuto, a qualsiasi cultura appartenga – ha concluso il cardinale –, ha sempre dei propri valori e qualcosa di bello da donare. Non possiamo, di certo, omologare le persone ma, da esseri umani, possiamo fare il possibile per integrarci. Ognuno, quindi, sappia accogliere l'altro per raggiungere una convivenza che sia degna dell'umanità e di persone che sono state battezzate nel nome di Cristo».
Com. stampa redatto con la collaborazione di Michele Mencaroni /