Ci prepariamo a questo importante evento ecclesiale, ha evidenziato il noto teologo e biblista francescano, «leggendo tre libri dell'Antico Testamento dedicati a tre giovani: Ester, Daniele e Tobia. Il cardinale Ravasi ci aiuterà ad approfondire il libro di Daniele, il più difficile e delicato dei tre. Daniele era un giovane coraggioso in un tempo molto turbolento della storia del popolo d'Israele, dove si cercava di far perdere agli ebrei la loro identità civile e religiosa e questo scontro è tale che viene definito in qualche modo apocalittico. Il pensiero apocalittico come ricorda il cardinale Ravasi nel suo libro "Quanto manca ancora all'alba?" – ha sottolineato padre Michelini come in una nota che si trasmette integrale – ha ancora molta fortuna anche quando viene interpretato in modo poco corretto. "L'apocalittica, scrive Ravasi, ha ancora una sua forza, ha ancora germi che continuano a prosperare soprattutto a livello popolare"». Il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, a margine dell'incontro, intrattenendosi con alcuni giornalisti, ha evidenziato che «la lettura del libro di Daniele ha soprattutto uno scopo, quello di cercare di introdurre nell'interno di un orizzonte difficile, corrotto, stanco e malato uno sguardo verso l'alto e verso la speranza. E' per questo motivo che la Bibbia invita questi giovani, che sono i protagonisti del libro, a non lasciarsi attrarre dalla rete dello scoraggiamento, della mancanza di senso, del significato, ma di continuare e ritrovare una speranza, un futuro». Il cardinale Ravasi ha approfondito il tema del libro di Daniele, non semplice, spesso difficile, come lui stesso lo considera, attraverso «tre strade» che sono anche un monito, soprattutto alle giovani generazioni, a non lasciarsi strumentalizzare dal potere, che sfrutta le loro doti fisiche e le loro capacità umane. Soprattutto a non essere apocalittici in senso negativo, «una tentazione – ha sottolineato Ravasi – che esiste da sempre nella storia. E' il rifiuto della stessa storia, di ciò che abbiamo, se si vuole un po' l'antipolitica di oggi, attraverso la critica radicale, sistematica e totale a tutto, il rigetto, la nausea, l'indifferenza, il rifiuto di qualsiasi impegno nel presente sottoposto a opposizione sempre, che alla fine dà origine al fondamentalismo». Inoltre i giovani non devono rinunciare alla loro «dote della spiritualità, della fede, dei valori e questo è l'elemento decisivo all'interno della storia». Infine, dai giovani del libro di Daniele giunge la lezione ad impegnarsi per la giustizia, nel confrontarsi all'interno di situazioni morali (esempio la storia della giovane Susanna), «dove abbiamo palesemente la corruzione del potere – ha commentato il cardinale –, attraverso due magistrati che facevano quello che oggi è "stalking", nel poterla avere con il ricatto. Questo è uno dei problemi che sentiamo nella nostra epoca: la violenza contro le donne e la prevaricazione anche nel linguaggio che è nelle forme che ben sappiamo. Daniele è il giovane che riesce a smentire questo con la sua purezza, la sua sincerità, il suo coraggio, mentre la folla sta sempre con il potere seguendo l'onda dominante; lui è l'unico che si alza e argomentando riesce, non con la mera contestazione del potere corrotto, a far trionfare la giustizia, a impegnarsi seriamente per la giustizia». Rischio Sinodo dei Vescovi: considerare i giovani un oggetto da mettere sotto il microscopio. «Il libro letto in questa luce, anziché parlare dei giovani – ha evidenziato Ravasi –, potrebbe essere un libro che parla ai giovani. Il rischio del prossimo Sinodo è proprio quello di considerare i giovani come un oggetto da mettere sotto il microscopio. Questo libro è un po' un appello, anche se di sua natura non è nato per questo, per la giovane generazione di ebrei che sta sorgendo, che viene stimolata a conservare la purezza della sua fede, la forza della sua morale, il suo impegno civile. Un libro, non va dimenticato, che ha la caratteristica di appartenere al genere apocalittico, anche se non l'ho è del tutto, che si interessa molto della fine del mondo, mentre l'escatologia, una apocalittica sana, si interessa del fine della storia e del mondo, di una meta da raggiungere in questa luce. Il messaggio che va raccolto dal libro di Daniele è quello di non essere apocalittici con l'indifferenza, rigettando il presente quando "il Regno di Dio è in mezzo a voi", diceva Gesù. L'indifferenza è nel non riconoscere il Regno di Dio».Com. stampa a cura di Riccardo Liguori /