Don Benzi, scrive Bassetti, «ha conosciuto questa sofferenza e questa speranza, abbracciando gli ultimi e poveri, per amore a Cristo». In quel pastorale vi sono dunque «due grandi messaggi: il primo riguarda l'eredità spirituale di don Benzi; il secondo si riferisce al ruolo della Chiesa nell'Italia odierna». Il cardinale si sofferma prima di tutto sui giovani: «Sin dai primi anni di sacerdozio ai giovani ha offerto un «incontro simpatico con Cristo». «Per questo nel 1961 dà vita alla casa Madonna delle Vette ad Alba di Canazei dove organizza soggiorni estivi per moltissimi giovani. In una di queste vacanze, in cui era riuscito a portare dei ragazzi con disabilità, si scontra con il falso moralismo di una società perbenista: quei giovani vengono rifiutati perché davano una brutta immagine della località turistica». Poi mette in evidenza la grande opera di don Benzi con le «donne vittime della tratta, le nuove "schiave"». Scrive Bassetti: «Diciamolo con franchezza: quest'opera è uno schiaffo in pieno volto a una società ipocrita, che non solo chiude gli occhi davanti a un tale scempio, ma ne fa un mercimonio nel buio, nel segreto inconfessabile di una passione avida e ricattatoria. Perché, come diceva don Oreste, "nessuna donna nasce prostituta, ma c'è sempre qualcuno che ce la fa diventare". Incontrandole con il suo rosario in mano, ha salvato dal racket della prostituzione circa settemila donne». abstrcdat fonte com