«Un libro – ha commentato Paciullo - che induce a leggere in modo nuovo e innovativo la realtà che abbiamo conosciuto e la connota di elementi nuovi, a partire da San Francesco e il Francescanesimo». Inevitabile il confronto tra Umbria e Sicilia, con Cardella, originario di Caltanissetta: «La profondità dell'Umbria va scoperta – ha detto - la prima cosa che ti colpisce è il verde ma a differenza della Sicilia, dove è già tutto chiaro, scopri a poco a poco affreschi del Perugino, chiese, borghi fortificati. Ci sono libri in cui ti identifichi – ha continuato - mi è successo con "Il deserto dei tartari" ed anche con il libro di Mino, con cui ho un'affinità di percorso. Nessuno dei due è umbro ma siamo arrivati qui e abbiamo cominciato a conoscere questa regione e il suo popolo di eroi, capitani di ventura e santi. La caratteristica principale dell'umbro è la bontà, con la sua storia di una grande forma di solidarietà familiare». Il libro, che racconta la teoria del professor Giovanni Brizzi su Annibale e la visita di Leonardo Sciascia in Umbria, si propone di raccontare la storia da un punto di vista diverso da quello della politica che si sviluppa a Roma e nelle grandi corti: quello fatto di piccole cose e piccoli borghi. «C'è bisogno – ha sottolineato Lorusso - di riappropriarsi di un'identità regionale, di individuare le potenzialità di un territorio per valorizzarlo e aprire il territorio all'esterno. Rendiamoci conto di quello che abbiamo e ripartiamo da quello». Uno spunto, questo, per riflettere sul bisogno di unità: tema mai attuale come in questo momento storico, in cui l'Umbria si trova alle prese con la crisi del turismo dopo il sisma. «Il Medioevo è passato – ha detto Cardella – la storia dei comuni va studiata ma dobbiamo andare oltre. L'Umbria deve superare la sua disunità e capire che ha grosso privilegio: quello di essere una città, con meno di 900mila abitanti e un vastissimo territorio». Un discorso che va nella direzione della macroregione, che secondo Paciullo è «nella logica delle cose: l'unico modo per misurarci con una realtà che sta evolvendo e che sta mettendo in crisi la dimensione dello Stato». fonte com