La ricostruzione dell'operazione "Da'WA" e' stata fatta dal procuratore della Repubblica Luigi De Ficchy, e dal Questore Francesco Messina nel corso di una conferenza stampa. "Piangiamo i morti di Londra( poco prima delle 13 e' arrivata la rivendicazione dell'ISIS sull'attentato a Londra - ndr-), ma questo tipo di operazioni - ha detto il procuratore - servono proprio a prevenire fenomeni importanti e dolorosi. Era in pericolo il nostro Paese in quanto si tratta di persone che, anche se irregolarmente, vivono in Italia. Nonostante ciò non ci sono elementi che facciano pensare ad azioni terroristiche specifiche in Italia." I controlli della polizia postale sul web continueranno, come e' nella logica della prevenzione; gli arrestati inneggiavano, al martirio e alla Jihad con l'obiettivo di fare proselitismo. Il magistrato perugino, ha parlato di apologia del terrorismo, reato che può raggiungere un numero indeterminato di soggetti che raccolgono il messaggio. Il questore, Francesco Messina parlando della operazione, sottolineando che questa è stata portata avanti dalla polizia postale con un monitoraggio continuo del web insieme alla attività di pedinamento, con una perfetta organizzazione dei vari reparti e territori (ache la Digos di Milano assieme all polizia postale) che hanno appunto operato. Il Questore Messina ha voluto ribadire che il lavoro della Polizia, ad ogni livello e' "utile a prevenire le azioni dei lupi solitari. In questo caso due degli arrestati si spostavano tra l'Italia e la Germania, mentre l'uomo arrestato in Lombardia risiedeva in modo stabile in Germania ormai da qualche mese». L'indagine, partita dal monitoraggio della rete, svolto dal Compartimento Polizia Postale di Perugia nell'ambito delle attività di prevenzione, ha evidenziato - e' detto nella nota - la sussistenza di "interessanti" account Facebook i cui titolari apparivano collegati con l'Italia. Tale circostanza successivamente è stata confermata grazie alla approfondita analisi dei files di log dei profili che, unitamente a ulteriori accertamenti tecnici, ha permesso sia l'identificazione degli utilizzatori che la loro localizzazione sul territorio nazionale, in particolare nel capoluogo lombardo. In alcuni casi è stato accertato che gli indagati usavano più profili Facebook, tutti a loro riconducibili e che quasi sempre le connessioni avvenivano agganciandosi a reti "wireless" che ne assicuravano l'anonimato. Ad eccezione di un cittadino tunisino che è regolarmente soggiornante e che svolgeva saltuaria attività lavorativa come pizzaiolo, tutti gli altri indagati - conclude la nota - si trovano in posizione irregolare sul territorio nazionale, sostanzialmente senza fissa dimora e dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Dalle attività di intercettazione telefonica e telematica, oltre che da quelle tradizionali di polizia giudiziaria, è emerso che nel corso del tempo, i soggetti utilizzavano più profili, modificando le modalità di accesso ai loro profili personali passando da modalità pubblica a modalità visibile solo agli "amici" (diverse centinaia per ogni profilo). fonte com