Gli ordini - precisa una nota della Questura di Perugia - , di importi rilevanti, riportavano altresì i contatti ed i recapiti di utenze cellulari in uso al gruppo criminale che risultavano essere intestate a personaggi inesistenti. La merce era regolarmente consegnata ma ai malviventi, generalmente stoccata presso un magazzino affittato fittiziamente dalla banda per poi essere prontamente trasferita senza pagarne il prezzo, tanto che si e' contrizzata l'ipotesi di una associazione per delinquere finalizzata alla truffa. L'attività investigativa ha rilevato che le e-mail, nonostante venissero inviate mediante tecniche di anonimizzazione, con l'utilizzo del browser TOR, erano tracciate grazie alla individuazione di un identificativo I.P. italiano. Sulla base di tali evidenze, la Procura della Repubblica di Perugia ha autorizzato attività tecniche captative con intercettazioni e altri servizi tecnici, sino ad arrivare ad un gruppo di 13 indagati, tutti cittadini italiani residenti nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Chieti e Pescara, che avevano messo in piedi un'articolata organizzazione creando "ad hoc" tre società di comodo, rivelatesi delle vere e proprie scatole vuote, la cui solvibilità veniva falsamente certificata. Gli artefici delle frodi risultavano avere la propria base operativa all'interno di un'attività di pesca sportiva presso un lago artificiale nelle Marche, base che e' stata perquisita durante l'attività investigativa. Molti i colpi messi a segno dal sodalizio criminale impegnato, oltre che nelle frodi commerciali, finalizzate anche nell'ottenimento di finanziamenti, mutui e ʺcessioni del quintoʺ mai onorati. In particolare, attraverso la collaborazione di due associati, liberi professionisti operanti nel ramo finanziario e della consulenza del lavoro, dopo aver confezionato per una delle aziende di comodo, falsi bilanci aziendali e business plan inesistenti, la banda - e' detto nella nota - era riuescita ad ottenere un mutuo ed un finanziamento di 320.000 euro ingannando così un noto istituto bancario. Successivamente, tramite una serie di operazione di giroconto, alcune delle quali dirette su un conto corrente aperto in Albania, risultato intestato ad uno dei leader del gruppo, il denaro veniva "ripulito" e ripartito tra i soggetti indagati. La ricostruzione delle varie transazione fraudolente è avvenuta grazie alla collaborazione con gli istituti bancari e con l'INTERPOL, il cui Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia ha attivato l'omologo servizio di polizia nel paese delle Aquile. Una parte del bottino veniva altresì impiegata per lavori di ampliamento e miglioria della struttura di ristorazione presente presso il lago di pesca. Il danno complessivo arrecato alle varie parti offese ammonta a 2 milioni di euro. Sulla base delle risultanze emerse il G.I.P. del Tribunale di Perugia emetteva 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere (tutte eseguite) e 6 obblighi di dimora (di cui 2 non eseguite in quanto i destinatari non sono stati rintracciati). abstract fonte com