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Lunedì 23 Gennaio 2017 16:57

La riflessione sulla questione cattolica di Maurizio Ronconi

(articolo sul Corriere dell'umbria del 21 gennaio) di Maurizio Ronconi

(CIS) - Perugia 23 - da una nota di Maurizio Ronconi -  Perugia gen . -  "Torna, almeno in Umbria, la questione cattolica. Ha aperto il fronte l'on. Verini esaltando in un suo articolo su questo giornale, l'impegno forte dei vescovi dell'umbria in una terra sempre più martoriata dal terremoto ma anche da tanti disagi sociali. poi l'autorevole intervento del cardinale Bassetti che conferma l'impegno della chiesa chiamando però ad una maggiore consapevolezza anche la politica. infine il sottosegretario Bocci che, di seguito, auspica una maggiore progettualità da parte della politica. tutto giusto, tutto sacrosanto solo se non mancassero i protagonisti. I cattolici in politica. E' indubbio l'impegno straordinario dei vescovi e dei preti, l'attenzione, sia pure distratta, alle loro iniziative da parte delle istituzioni, anche lo straordinario impegno nel sociale dei movimenti e delle organizzazioni cattoliche che però ormai rimangono nella pre politica, senza più un impegno diretto, organizzato e dunque davvero incisivo. e dio sa quanto sarebbe importante a questo punto della nostra storia, ritrovare nella politica un impegno unitario e organizzato dei cattolici. Segue

 

Non è che oggi i cattolici non facciano politica, non è che non militino nei partiti, lo fanno però sparpagliati, per scelte personali e dunque con un grado di incisività pari a zero. la campagna referendaria dello scorso mese poteva , per sua natura, rappresentare il momento più opportuno per rivedere i cattolici in prima fila, non più divisi. nel 1946 fu proprio la determinazione unitaria, nella Democrazia Cristiana, che permise ai cattolici di imprimere un segno decisivo in quella costituzione che ancora oggi è la carta di tutti noi. furono i protagonisti della ricostruzione dell'italia post fascista. oggi invece neppure un confronto, quello referendario, che poteva essere meno inquinato da divisive logiche partitiche, è riuscito a ricomporre la diaspora dei cattolici. E' insufficiente allora ricordare, sia pure con ammirazione, l'impegno dei vescovi, dei movimenti cattolici, la presenza di quella straordinaria solidarietà caritatevole diffusa, se poi là dove si fanno le scelte, in parlamento ma anche nei consigli regionali e comunali, i cattolici, perché divisi e in qualche occasione anche pavidi, non riescono a far prevalere le loro idee per esempio sulle unioni di fatto, a dire una parola di chiarezza sui fantomatici registri delle coppie di fatto, sulla organizzazione dei consultori, più abortifici che ambulatori di prevenzione, su una legislazione a favore delle famiglie e, infine, come con forza predica papa Bergoglio, per far aprire le porte e i cuori ad una disperata immigrazione di dimensioni bibliche respingendo invece pulsioni xenofobe che ormai allignano anche tra tanti credenti e sempre più tra la "benpensante" opinione pubblica. la sensazione è che, lo dico in generale e non specificatamente a qualcuno, si continui ad indugiare nelle lodi dell'impegno pre politico dei cattolici, dimenticando che storicamente dalla Rerum Novarum, come richiamava Bocci, questo c'è sempre stato anche in Umbria grazie ad alcuni preti illuminati che tra l'altro fecero nascere Cooperative di Credito, e prima ancora i monti frumentari e di pietà che contribuirono a sollevare i contadini piegati dalla mezzadria e gli artigiani da una povertà endemica. Se in tempi assai difficili, l'impegno sociale dei cattolici ebbe successo e fu protagonista del cambiamento e della modernizzazione dell'Italia è perché fu seguito e sostenuto da una presenza unitaria e militante dei cattolici in politica. Oggi si discute su una nuova legge elettorale proporzionale. Storicamente e nei fatti questa potrebbe, teoricamente, essere la palestra giusta per un rinnovato e comune impegno ma, senza farsi illusioni, difficile da guadagnare perché il contesto è un altro, perché nel frattempo è profondamente cambiata anche la chiesa, mondiale, senza più predilezioni, con un Papa che è, più che vescovo di Roma, per un francescanesimo universale. Allora avranno ragione quelli che prediligono la presenza organizzata dei cattolici solo nel sociale, così sarà naturale ricevere diuturni elogi per l'impegno ma altrettanto scarsi riconoscimenti e sicura ininfluenza nelle sedi istituzionali. articolo di Maurizio Ronconi Abstract fonte com


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