A tal proposito, si dice dispiaciuta la Precious venticinquenne dell'imminenza della fine dell'impegno quotidiano. Nel quartiere, ormai, ha familiarizzato con molti e a riprova, mostra orgogliosa un lavoro a maglia in divenire: è stata Francesca, una signora del borgo, ad insegnarle a "tricottare". La sciarpa che sta ultimando la riparerà non solo dai rigori invernali, ma le scalderà anche il cuore e i ricordi. «Se conoscessi meglio l'italiano potrei fare più amicizie», dice la giovane, testimoniando un grande desiderio di amicizia e di apertura all'altro. Angelo custode presso l'Oratorio di Sant'Antonio Abate, la giovane profuga veglia attenta sui vari presepi realizzati dai bambini delle scuole ed invita i visitatori a votare la rappresentazione preferita. L'urna con i voti sarà aperta venerdì 6 gennaio per decretare i lavori vincenti e far guadagnare alle classi realizzatrici del materiale didattico. Più timide le due omonime di 23 e 21 anni, confermano quanto sia positiva per loro questa esperienza e le aiuti a sentirsi utili per la comunità. Giunte a Perugia lo scorso marzo, e come tanti profughi ancora in attesa dello status di rifugiati, le tre ragazze sono già state impegnate nelle sacre rappresentazioni: in occasione della scorsa Santa Pasqua, infatti, sono state chiamate a ricoprire il ruolo di angeli presso il sacro sepolcro. Prima esperienza invece per Faisal, a Perugia dallo scorso aprile. Di fede musulmana, il giovane pakistano «presta servizio» nella sala dove è allestito il "presepe arabo". Palme, tende, cammelli, oltre ai tipici personaggi dell'arte presepiale, richiamano un'ambientazione orientale. La postura seria e compassata di Faisal rimanda invece ad un rispetto universale, che travalica le fedi e rende possibile la convivenza. In contraddizione con le sanguinose cronache quotidiane, ma in sintonia con l'autentico spirito natalizio. È quanto sostengono Nicola Tassini, Paolo Cinti e Sandro Santoni, volontari dell'associazione "Borgo di Sant'Antonio Porta Pesa", che raccontano come sia nata l'idea di coinvolgere i profughi nell'allestimento della "Via dei Presepi". «Nostra intenzione era esprimere i veri valori del Natale, rifuggendo dall'aspetto commerciale e consumistico – spiega Tassini –. Qui, infatti, non si vende nulla né si commercializza nulla. L'esposizione dei presepi, che ripetiamo ormai da diversi anni, ha luogo grazie al lavoro gratuito dei volontari dell'associazione che si adoperano senza limiti di tempo e animati da infinito entusiasmo. Quest'anno, per la prima volta, abbiamo pensato di contattare la Caritas diocesana per coinvolgere dei profughi nella nostra iniziativa, per vivere insieme i sentimenti di solidarietà, fratellanza, amicizia. Esperimento pienamente riuscito e dal quale usciamo arricchiti. Tra gli abitanti del quartiere e i quattro ragazzi si è stabilito un legame di amicizia che spero continui a vivere oltre la festività dell'Epifania. A cominciare da domenica 15 gennaio, quando saranno tra noi in occasione della festa di Sant'Antonio Abate». Nel frattempo, gli angeli-custodi continueranno fino all'Epifania a vegliare sulla Via dei Presepi. fonte com a cura Paola M.