Dietro laute parcelle - e' detto in una nota della GDF -, anche queste non fatturate, titolari e collaboratori dei 2 studi professionali fornivano, di fatto, una "consulenza illegale", basata sulla produzione di falsa documentazione: buste paga, bilanci, assunzioni e certificati falsi, sostituzione di persona. Tutto era consentito pur di ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno. Il comportamento più frequentemente riscontrato nel corso delle indagini è stato quello relativo alle fittizie assunzioni e alla correlata emissione delle relative false buste paga, legittimanti il requisito del sostentamento economico, necessario per il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno. Le assunzioni, che risultavano regolari (anche a seguito delle comunicazioni previste al Centro per l'Impiego e poi alla Questura) venivano tuttavia eseguite al solo scopo, e per il tempo necessario e sufficiente, ad emettere le buste paga in prossimità delle date di scadenza dei permessi di soggiorno, dietro pagamento di un corrispettivo da parte del "presunto dipendente". Una volta il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno, piuttosto che la carta di soggiorno o il ricongiungimento familiare, l'operaio cinese veniva, il più delle volte, formalmente licenziato, rimanendo comunque a lavorare, generalmente "in nero". In sostanza una indagine complessa, di polizia giudiziaria ma anche di polizia economica e finanziaria, li dove, di fatto, tutto era ammesso e tutto era possibile pur di ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Era infatti quest'ultimo documento il vero obiettivo degli indagati. fonte com abstract