Non fu ascoltato neanche Giovanni Paolo II nel 2003, prima dello scoppio della Seconda guerra del golfo, quando affermò che «il dialogo ecumenico fra cristiani, e i contatti rispettosi con le altre religioni in particolare con l'Islam, costituiscono il migliore antidoto alle derive settarie, al fanatismo o al terrorismo religioso». Le parole dei due Santi ci lasciano «due grandi insegnamenti». Innanzitutto, una «lezione sulla guerra». Oggi – ha scritto il presule perugino – non solo il terrorismo «non è stato sconfitto» ma si è addirittura trasformato in una «guerra globale contro l'umanità che colpisce chiunque e ovunque». E in secondo luogo una lezione importante sul «ruolo che possono avere le religioni» nel delineare una «nuova geopolitica della misericordia». Un esempio concreto e fattivo del dialogo interreligioso è rappresentato, secondo Bassetti, dai «Colloqui mediterranei» organizzati da La Pira.«Evocare il Mediterraneo significa, però, parlare dell'Europa». Un continente che secondo Bauman, citato dal prelato, sembra essere diventato un luogo caratterizzato dalla «paura del futuro». Un continente che però potrebbe uscire da questa condizione «se segue la determinazione di Papa Francesco» che esorta ogni persona a promuovere una «cultura del dialogo», ad evitare uno «scontro di civiltà» e a realizzare una «giusta distribuzione» dei frutti del «lavoro umano». «Questa – ha concluso Bassetti – è senza dubbio la sfida del futuro: memori degli insegnamenti profetici del passato e consapevoli delle opportunità fornite dalla cultura del dialogo possiamo impegnarci per costruire un mondo che vada oltre i suoi tratti più disumani».