"Vogliamo dare l'opportunità ai consumatori cinesi di privare e testare la nostra offerta made in Italy – spiega, mentre il suo telefono non smette di squillare - è importate che verifichiamo se i ristoranti, gelaterie, enoteche, incontrano il gusto dei consumatori locali ed in che misura". Si tratta di un test utile anche per le realtà selezionate a far parte dell'avventura da parte di Raimondi e del suo staff, composto da 6 esperti tra tecnici ed imprenditori in mercati internazionali. La Città del Cinema si presenta, infatti, con numeri imponenti, a dare la misura di quanto l'iniziativa possa essere accattivante per le realtà italiane. Un volume d'affari complessivo stimato su 600 mln di euro l'anno a fronte di 10.000 presenze giornaliere, l'utilizzo di spazi commerciali gratuiti per gli investitori, il contributo del Governo dello Hunan consistente in 3 anni di mensilità pagate per i dipendenti italiani al peri del vitto e dell'alloggio. "Questo percorso che abbiamo attentamente studiato – prosegue – ci consentirà di creare il miglior paniere da proporre nell'enorme spazio commerciale di 60mila metri quadrati che ospiterà le nostre realtà produttivo-commerciali, una minima parte dell'intera Città del Cinema che costituisce, lo ricordo, il primo dei 22 parchi a tema che verranno realizzati in Cina. Vogliamo proporre un progetto pilota – conclude – che replicheremo tutte le altre volte che sarà necessario. Il messaggio da far comprendere – conclude – è che fare affari nel secondo, per importanza, mercato mondiale può essere davvero possibile, Sarebbe una leggerezza imperdonabile non afferrare l'occasione".