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Venerdì 21 Ottobre 2011 11:04

Gheddafi morto. Il dissidente Bunuara, per la Libia inizia altra storia

(Umbria24) - Perugia - Muammar Gheddafi è stato catturato, anzi catturato e ucciso a Sirte. La notizia fa il giro del mondo in pochi attimi e arriva anche a Perugia. E' un rincorrersi di telefonate per tutto il giorno pieno di concitazione per il dissidente Salem Bunuara, da 40 anni a Perugia. Ma l'ultima è storica e Bunuara mette la data nero su bianco. «Mercoledì 20 ottobre 2011: catturato Gheddafi». «Me lo confermano dalla Libia – dice Bunuara in una intervista telefonica intorno alle 13 con Umbria24.it – un caro amico mi ha da poco dato la conferma». Bunuara è un dissidente ospite in Italia da quando la Libia è in mano a Gheddafi e in questi anni, ma soprattutto negli ultimi mesi di guerra e in particolare in queste ultime ore è in stretto contatto con il Cnt (Comitato nazionale transitorio). «Gheddafi si è rifugiato a Sirte, la sua città natale, dove aveva un bunker e dove aveva un rapporto confidenziale e di fiducia con molti cittadini che sono prevalentemente suoi parenti. Quando abbiamo conquistato la città lui è scappato verso la campagna, ma non è riuscito a sfuggire. Quello che è sicuro è che la sua vicenda finisce qui ed ora, per la Libia ora inizia un'altra storia».

 

L'uccisione Oltre alla conferma della cattura con il passare dei minuti dalle agenzie di stampa arriva la notizia della morte del Rais. «Gli hanno sparato in una fossa mentre gridava di non sparare e poi il suo corpo sarebbe stato trasportato a Misurata», secondo quanto battuto da alcune agenzie arabe e ripreso dalla televisione libica. Ecco come si rincorrono le notizie su agenzie ed emittenti. Da quello che si può capire dal fermo immagine della prima foto del cadavere, qualcuno sta cercando di alzarlo tirandolo per le braccia. La France presse ha reso noto di essere venuta in possesso di una foto scattata da un portatile nella quale si vede il rais con il volto e gli abiti insanguinati. L'immagine è di un uomo somigliante a Gheddafi, privo di sensi e con il volto insanguinato. Nella seconda immagine di Al Jazeera il corpo che non lascerebbe dubbi sul fatto che sia quello di Gheddafi, anche dalla cicatrice ben visibile sul collo, è senza la camicia insanguinata che appare rispetto alla prima immagine aperta, mentre è in primo piano la parte del volto meno insanguinata. La notizia della morte del colonnello Muammar Gheddafi, confermata dal Consiglio nazionale di transizione, segna una svolta nel conflitto libico, scoppiato il 17 febbraio con l'inizio delle rivolte delle forze anti-governative a Bengasi. I raid della Nato, scattati il 19 marzo, hanno fiaccato le resistenze del regime che ha perso progressivamente le sue roccaforti, da Tripoli a Sebha, da Bani Walid a Sirte. Nella capitale è già esplosa la festa della popolazione che è scesa in strada a celebrare la notizia della morte del colonnello. I primi segnali dell'insurrezione contro Gheddafi risalgono allo scorso 17 febbraio, quando alcuni partiti di opposizione organizzano a Bengasi la 'giornata della collerà contro il regime a seguito dell'arresto dell'attivista per i diritti umani, Fethi Tarbel. La protesta viene repressa nel sangue dalle forze di sicurezza provocando tra i 10 e 20 morti. Il 24 febbraio le milizie antigovernative prendono il controllo della città costiera di Misurata. Due giorni dopo il Consiglio di Sicurezza Onu impone sanzioni a Gheddafi e alla sua famiglia. Il 5 marzo il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) dichiara di essere l'unico rappresentante legittimo della Libia. Il 17 marzo il Consiglio di Sicurezza autorizza l'imposizione della no-fly zone sulla Libia per proteggere i civili dalla repressione dei lealisti. Il 19 marzo si registra il primo raid della Nato contro le brigate fedeli al colonnello su Bengasi. Nei mesi successivi si intensificano i raid sulla Libia. Il governo di Tripoli denuncia che nell'attacco del 30 aprile viene ucciso il figlio più giovane di Gheddafi e tre suoi nipoti. Il 27 giugno la Corte Penale Internazionale spicca un mandato di cattura per Gheddafi, suo figlio Saif al-Islam e il capo dell'intelligence del regime, Abdullah al-Senussi, per crimini contro l'umanità. Il 21 agosto i ribelli entrano a Tripoli senza incontrare forti resistenze. In un audio Gheddafi chiede alla popolazione di combattere i ribelli, definendoli «ratti». Due giorni dopo le truppe del Cnt espugnano Bab al-Aziziya, la residenza bunker del colonnello, uno dei simboli del potere. Il 29 agosto la moglie di Gheddafi, sua figlia Aisha e altri due suoi figli fuggono in Algeria. Aisha, poco dopo aver varcato la frontiera, da alla luce un bambino in un ospedale. Il 1 settembre i massimi rappresentanti leader del governo libico ad interim incontrano i leader mondiali in una conferenza a Parigi in cui si discute il futuro del paese post-Gheddafi. L'8 settembre il primo ministro del Cnt, Mahmoud Jibril, giunge a Tripoli per la sua prima visita ufficiale. L'11 settembre la Libia riprende la produzione di petrolio, mentre il Niger annuncia che Saadi Gheddafi, uno dei figli del leader libico, si trova nel Paese africano dove è stato accolto «per motivi umanitari». Il 13 settembre il leader del Cnt, Abdel Jalil, pronuncia un discorso a Tripoli davanti a decine di migliai di persone. Due giorni dopo arrivano in visita nella capitale libica il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il primo ministro britannico, Il 20 settembre il presidente Usa, Barack Obama, chiede ai lealisti di arrendersi e annuncia il ritorno dell'ambasciatore americano a Tripoli. Il 21 settembre il Cnt conquista Sabha. Il 17 ottobre cade Bani Walid, uno delle ultime roccaforti dei lealisti, mentre il 20 è il turno di Sirte, la città dove il colonnello Gheddafi era nato. Il 20 ottobre l'annuncio di Abdel Hakim Belhaj, capo militare del Cnt a Tripoli: «il colonnello Muammar Gheddafi è stato ucciso, la sua era è finita».


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