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Venerdì 21 Ottobre 2011 10:50

Editoria. FNSI, non saremo complici di delitto mediatico In primo piano

(Adnkronos) - Roma - «La Fnsi non sarà nè il medico nè l'infermiere dell'eutanasia dei giornali. Riformatori sino in fondo, con estremo rigore, complici di un delitto mediatico no». Lo afferma in una nota la Federazione Nazionale della Stampa Italiana dopo un incontro con il capo del dipartimento per l'Editoria, Elisa Grande.

«L'idea -aggiunge l'Fnsi- che si debba prendere atto di una riduzione, dal prossimo anno, a cinquanta milioni di euro circa dei fondi pubblici e da qui si debba disegnare un nuovo regolamento per circoscrivere l'area dei beneficiari è sbagliata e delittuosa perchè uccide in maniera fulminante decine di testate senza metterle prima alla prova con un sistema necessariamente nuovo di regole». «Se ai tavoli tecnici per la riforma del sistema dei finanziamenti all'editoria si riproporranno gli orientamenti emersi oggi -sottolinea l'Fnsi- sarà impossibile giustificare la partecipazione a un tavolo di concertazione». «La legge dell'editoria -prosegue la federazione- ha un senso se si recupera il valore originario dell'intervento pubblico, finalizzato non alle leggi del mercato, genericamente inteso, ma al sostegno del pluralismo e dell'occupazione professionale». L'Fnsi chiede «interventi di sostegno per la stampa delle minoranze linguistiche e degli italiani all'estero». «Per i giornali politici -prosegue la Federazione- è di tutta evidenza che i partiti di riferimento debbano fare la loro parte imprenditoriale nelle responsabilità proprie di un editore. Ma in tutti questi casi parliamo di realtà non tipicamente riconducibili all'area commerciale che necessitano di un sostegno pubblico essenziale, sia pure con le opportune distinzioni tecniche dell'imputazione della spesa. Come nel caso della revisione indispensabile dei capitoli di finanziamento della politica». «Se invece il Governo vuole ricondurre tutto al mercato e al suo mito -conclude la nota- abbia il coraggio di riformare se stesso, abolisca il Dipartimento editoria assumendosene ogni responsabilità e metta in campo una politica di sviluppo, inesistente oggi, chiamando in causa i Ministeri dell'economia e dello sviluppo economico le cui insufficienze e negligenze sono note a tutti».


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