Sempre gli stessi gruppi presentano nei propri organi più di 10 interlocking directorates (Id) in concorrenti. Il quadro non cambia se si passa ad analizzare il settore assicurativo, dove il numero di individui (per gruppo) con posizioni di Id nel mondo finanziario varia da un minimo di uno a un massimo di 15. Da questo punto di vista dominavano (quanto meno fino all'attuale uscita della famiglia Ligresti) le società del Gruppo Premafin, che si caratterizzano per il numero più alto di Id con altre imprese finanziarie (15 totali), 10 dei quali con altre imprese assicurative. Il secondo gruppo per numero di Id è Generali, con 13 soggetti coinvolti, 8 dei quali appartenenti ad Assicurazioni Generali Spa ed i rimanenti nella governance di Alleanza Assicurazioni Spa. Alla luce dell'articolo 36 del decreto Monti, è facile immaginare che i dossier che verranno analizzati per primi riguardano realtà di mercato molto importanti: siedono nel board di Mediobanca, per esempio, tre componenti di Unicredit, primo azionista di Piazzetta Cuccia con una quota dell'8,6%, mentre il 3,5% è la quota nel patto di Ennio Doris, capo di Mediolanum. Altri esempi blasonati della finanza italiana riguardano la posizione di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa SanPaolo e consigliere di sorveglianza in Ubi, la posizione di Roberto Ruozi che dovrebbe scegliere tra la presidenza di Banca Intermobiliare e Mediolanum, la posizione di Roberto Buonaura, vicepresidente di Unicredit e consigliere in Credem, quella di Mario Zucchelli nei board di Bper e Unipol e ancora quella di Gabriele Villa, presente nei collegi di Mediobanca e Credito Artigiano. La norma al momento non fa distinzione tra tipologie societarie e questo fa pensare che potrebbe riguardare non le sole società capogruppo quotate, ma anche le società sottostanti andando a colpire un quantitativo assai maggiore di soggetti. Inoltre, se le disposizioni attuative dovessero considerare dello stesso settore gruppi nei quali una banca controlla una compagnia di assicurazioni si aprirebbe una partita molto calda: quella di Mediobanca che secondo l'Antitrust, ma non secondo l'istituto, controllerebbe di fatto Generali.