City Information Service | Direttore responsabile Piero Pianigiani

Martedì 06 Dicembre 2011 15:38

Giampiero Mughini, ora siamo tutti più poveri; speriamo basti per non cadere nel burrone In primo piano

E' una manovra economica durissima, tale da raschiare la carne viva della gente d'Italia. Lavorare più anni prima di meritarsi la pensione; stop alla peculiarità italiana di mandare in pensione cinquantenni o poco più che avevano cominciato a lavorare in bianco da giovani; chi è proprietario di una seconda casa pagherà balzelli disperanti; pensioni anche basse che non godranno di alcun adeguamento al costo della vita; eccetera eccetera. E con tutto ciò chi parlasse demagogicamente di "macelleria sociale" sarebbe solo un pagliaccio. Questa medicina amarissima era indispensabile a tentare di salvarci come Paese.

L'Italia era a un passo dal burrone, dove avremmo trascinato l'euro e una buona parte dell'Europa. Il premier Mario Monti ha detto che soldi di che pagare gli stipendi pubblici ce n'erano ancora per poco. Avessimo dovuto continuare a chiedere soldi in prestito a quei tassi terrificanti cui sono arrivati i titoli del nostro debito pubblico, andavamo immancabilmente al fallimento. Non è l'Europa che ci ha chiesto lacrime e sangue, molti italiani lo chiedevano e lo chiedevamo da tempo. Il governo Monti avesse deciso di aumentare l'aliquota Irpef più alta, quella che punisce i contribuenti onesti (quorum ego), e io fossi stato un parlamentare, avrei detto di sì e pur bestemmiando in tutte le lingue. L'ho scritto mille volte su queste colonne, che non c'è tanto da cincischiare e distinguere quando la casa sta bruciando. Ovvio che come tutti voi mi auguro che i costi della politica dei partiti siano amputati ulteriormente. Non avendo mai avuto a che fare con quella politica né per un minuto né per un euro di reddito della mia vita, credo che nessuno di voi mi batta quanto a disprezzo per quei cerimoniali e per quelle macchiette. Ovvio che non sono tutti cerimoniali e non sono tutte macchiette, che quel mondo è anche il sale di una democrazia possibile: la rappresentanza degli interessi contrapposti, il libero confronto delle opinioni, la scelta che ciascuno di noi ha di scegliere l'una o l'altra offerta partitica. Solo che c'è un limite a tutto. E questo limite i nostri partiti _ tutti _ lo hanno superato da tempo. E quanto a invasione della vita civile, e quanto a mediocrità del livello professionale dei loro esponenti, e quanto a costo inaudito sulla collettività del loro essere e agire. Ho visto che hanno pressoché chiuso la indecente mensa speciale di cui usufruivano i senatori, gente che poteva mangiare delle squisitezze senza arrivare a 20 euro di spesa. Non è che sia un gran risparmio per la collettività, ma è un fatto simbolico importante. E noi a questo siamo. Che per sopportare la durezza della situazione, per affrontare un futuro in cui tutto è buio (e lo è ancora di più per i nostri figli) abbiamo bisogno anche di cose simboliche. Non so voi, io ho molto apprezzato quelle lacrime di un ministro che non mi pare stesse giocando una commedia. Ho apprezzato le lacrime di quel ministro che non è un politico di professione e che conosce bene la materia di cui si sta occupando _ le pensioni _ e lo sa benissimo che se togli dieci o venti euro al mese a una pensione già bassa, il vivere diventa un incubo. Solo che non abbiamo scelta. Nessuno in questo momento può promettere di più e di meglio di quel ministro in lacrime. Non so com'è che noi italiani siamo arrivati a questo punto di vicinanza al burrone, certo è che ci siamo arrivati. Speriamo di salvarci. Speriamo di farcela. Viva l'Italia, se è per questo.


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